Cenni storici


La storia dell'edifico

Birre alla spina e vino

La prima volta che entrai nell'allora collegio di Sant'Anna, mentre imperversavano i lavori di ristrutturazione dell'edificio, restai colpito dal testo della lapide posta a metà dello scalone principale (la zona probabilmemnte più bella e meno utilizzata del palazzo).
In essa si citano gli Adelardi, signori in Ferrara in quei tempi così lontani chiamati medioevali (dal X al XII secolo circa) e gli Obizzi da Este.

Proprio in quel periodo stavo leggendo la storia di Marchesella degli Adelardi..."...evanescente fanciulla che si accampa, nel quadro della storia medioevale ferrarese, con altissimo rilievo storico essendo stata oggetto di una memorabile contesa, che segnò l'ingresso di casa d'Este in Ferrara..."; allora cercai notizie sulla storia del palazzo, per vedere se si poteva arrivare ad un collegamento con l'arrivo degli Estensi e sapere se "palazzo Obizzi" aveva una sua piccola parte di contorno in questo episodio.


Trovai alcuni articoli sulla Gazzetta Ferrarese del 1877 ed anche alcuni vecchi testi presso la Biblioteca Ariostea che soddisfecero in parte la mia curiosità.
Non si hanno notizie precise sull'anno di costruzione dello stabile, ma si sa con sicurezza che fu voluto da quel Gherardo Obizzi che venne a ferrara nel 1313 a nome del Re Roberto di Napoli e che vi nacque Alemanno, creato podestà nell'anno 1348.

Birre alla spina e vino

L'edificio ampliava però una struttura precedente appartenente agli Adelardi, potente famiglia ferrarese che abitava nella zona della parrocchia di San Pietro e che rappresentava in Ferrara la fazione guelfa, in contrapposizione con i ghibellini Torelli-Salinguerra con cui erano in competizione per il primato nella città.


I più noti degli Adelardi furono Guglielo II e Guglielmo III, benefattori a cui si deve la costruzione del Duomo di Ferrara: fu Guglielmo IIIche, non avendo eredi, lasciò una disposizione testamentaria (peraltro di contestata attribuzione) secondo la quale l'intero patrimonio famigliare doveva passare alla nipote Marchesella sopra menzionata (la figlia del fratello Adelardo).



Secondo gli accordi presi con Guglielmo prima della sua morte (1183), Adelardo doveva usare questa posizione di ereditarietà, che rendeva la figlia, posta ambitissima nel gioco degli interessi politico-economici, per cercare di porre fine alle discordie che laceravano ferrara, promettendo marchesella in sposa ad un Torelli-Salinguerra.

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    Nel 1185 però morì anche Adelardo, ed allora tutore di Marchesella (che all'epoca aveva solo sette anni e che era già "ospite" di casa Salinguerra) divenne un ravennate: Pietro Traversari.

    Questi decise di assecondare i piani di espansione del marchese Obizzo I da Este che mirava ad entrare in ferrara, suggellando gli sponsali (non il matimonio perchè la legge canonica prescriveva per le donne i dodici anni) col sedicenne Azzo VI da Este.


    Dopo due anni muore Marchelessa, la bimba fidanzata e Obizzo d'Este si trovò così investito dei beni degli Adelardi e già il 21 Marzo del 1188 troviamo il marchese Obizzo da Este insediato nella loro casa in parrocchia di San Pietro, esattamente come troviamo citato sulla lapide del nostro scalone; non è quindi azzardato dire che la "prima casa" degli Estensi a Ferrara potrebbe essere stata proprio l'attuale residenza Paradiso.

    Dovettero passare altri 140 anni di lotte prima che il casato degli Este potesse acquisire, con tutti i crismi, l'agognata signoria di Ferrara.

    Ritornando alla casata degli Obizzi, si hanno loro notizie sino al XVII secolo, in virtù della fama che seppero concquistarsi sia come uomini d'arme che di cultura; tra gli altri ricordiamo (e sono tutti nati a Palazzo Obizzi):


    Giovanni, famoso condottiero, capitano dell'esercito di Padova presso i carrara e poi al servizio della Repubblica fiorentina;

    Il fratello Tommaso innalzato da Urbano V al grado di generale delle armi pontificie per i meriti concquistati nella difesa di Lucca dalle milizie tedesche, nonchè nominato Cavaliere dell'Ordine della gathera dal re d'Inghilterra dopo che sconfisse e rese prigioniero il re di Scozia;

    Gaspare, citato dall'Ariosto nel canto 46 della Gerusalemme Liberata;

    Pio Enea che eresse, su disegno dell'Aleotti, il teatro di San Lorenzo (distrutto da un incendio nel 1679), riconosciuto fra i migliori d'Italia.

    Non ci è stato possibile risalire poi a quando e per quale motivo gli Obizzi lasciarono il palazzo; successivi proprietari furono i conti Dal verme, famiglia legata allo Stato Pontificio, la cui figura più illustre fu il cardinale Taddeo Luigi, vescovo di Ferrara, ricordato nelle "cronache" per il suo grandioso funerale del giugno 1717 (per descrivere la cerimonia fu scritto addirittura un libro).

    Arriviamo al 1867 quando "...la nobildonna principessa Marianna Pallavicini contessa Trotti riscattavalo dai conti Dal Verme e riparando alle ingiurie del tempo, alla incuria degli uomini, dava splendido esempio di rara munificenza, di virtù religiosa e civile, convertendolo in sacro asilo alle figlie di S. Anna, che lor vita hanno dedicato alla istruzione delle famiglie del popolo, al soccorso degli infermi....".


    Di quest'ultimo periodo, sulla stampa cittadina,, viene data rilevanza ai saggi scolastici estivi in cui "le figlie di S. Anna davanti al Regio Provveditore agli Studi ed a scelto uditorio rispondevano ad interrogazioni sulle materie scolastiche dell'intero corso normale e magistrale, mostravano ammirati i lavori di ago e ricamo, si esibivano in esercizi ginnici, recitazione e canto, sino alla premiazione finale".

    Il palazzo è ora soggetto a vincolo da parte della Sovraintendenza ai beni culturali e alle Belle Arti e girando per l'edificio, si può tentare di immaginare lo stato dell'antica struttura: salendo lo scalone d'onore, passando per i saloni, ammirando la cappella o gli affresci ed i cassettoni che decorano i soffitti di alcune stanze, con la fantasia possiamo sentirci come i "pronipoti di Casa d'Este".


    Concludiamo così questa pagina di storia di palazzo Obizzi.


    Andrea Fabbri

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